A quanti gradi brucia la libertà?

” E’ un bel lavoro sapete. Il lunedì bruciare i luminari della poesia, il mercoledì Melville, il venerdì Whitman, ridurli in cenere e poi bruciare la cenere. E’ il nostro motto ufficiale …

Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c’è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarlo. Un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli, per buttar giù tante parole sulla carta. Ed è un pensiero che non avevo mai avuto, prima di questa notte…

La sua vera bellezza è nel fatto che il fuoco distrugge responsabilità e conseguenze. Un problema diventa troppo arduo? Presto, gettalo nelle fiamme e non se ne parli più. Ora, Montag, tu sei un uomo troppo arduo a trattarsi. E il fuoco mi toglierà dalle spalle il tuo peso, in modo pulito, rapido, sicuro; nulla che possa marcire poi. Antibiotico, estetico, pratico.”

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Gli appassionati del genere avranno subito riconosciuto la penna di Ray Bradbury in “Fahrenheit 451”, uno di quei libri che ho parcheggiato lì da tempo con la scusa che presto l’avrei letto. Su consiglio di un’amica ho deciso di rispettare la promessa e sono contenta di averlo fatto. Il genere dunque, fantascienza, è uno di quelli che fatico a seguire ed apprezzare. Eppure “Fahrenheit 451” mi ha regalato sensazioni assai simili a quelle che mi ha regalato vedere “Matrix”, restando nell’ambito forse uno dei capolavori, che a suo tempo mi aveva stregata (come credo sia successo un po’ a chiunque). Forse perchè al di là degli effetti speciali e delle descrizioni inverosimili, rimane una psicologia assai terra terra, che si rivela invece quanto mai realistica.

Il libro ambientato in un imprecisato futuro, racconta la storia del protagonista Guy Montag che di mestiere fa il pompiere al contrario, cioè brucia i libri, in una società in cui possederli e leggerli rappresenta reato. Come sostituto i cittadini devono avvalersi della televisione, unico strumento di informazione e comunicazione, rispettando il volere di un governo ossessivo e unicamente preoccupato del controllo della popolazione.

Fino al giorno in cui Montag commette l’imperdonabile errore di leggere alcune righe di uno dei libri che deve bruciare e la situazione precipita….. o forse no.

Gli stralci che riporterei sono tanti, ciascuno a suo modo sconvolgente; lo scenario è cupo, i personaggi inquietanti, alcuni dei quali si muovono come brutte marionette, senza alcun sussulto vitale. Resta da capire se la sensazione che un libro così lascia addosso sia dovuta alla storia in sè o all’immaginario di paure e verità più o meno collettive a cui va inevitabilmente ad attingere. Resta da chiedersi fino a che punto uno scenario come quello descritto sia fantascientifico e quanto invece realistico.

In fondo anche quando Orwell scrisse il suo capolavoro, “1984”, introducendoci per la prima volta alla figura, e restando in quell’immaginario alla paura, del Grande Fratello, qualcuno parlò di fantascienza e distopia assolute…

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Ray Bradbury – FAHRENHEIT 451

 

 

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4 Comments

  1. Ray Bradbury è stato uno dei più grandi scrittori del XX secolo sia per acutezza intellettuale che per capacità lirica. Ne il popolo dell’autunno, che non è fantascienza, ad esempio, è riuscito a catturare alla perfezione la poesia dell’infanzia. L’effetto che ti fece Matrix è invece figlio delle visioni di un altro autore molto celebrato (secondo me anche troppo), Philip Dick.

    • Grazie dei vostri commenti, la fantascienza attira sempre. Come contenuti e forse come stile (ma ho letto Orwell parecchi anni fa) certo questo libro è più assimilabile a “1984”; il paragone con Matrix come ho detto è legato a sensazioni ed emozioni, e queste sono soggettive. Ma anche il messaggio sottostante, a cui si arriva per vie molto differenti, è secondo me simile. Il riferimento a Dick a questo punto è utilissimo e approfondirò!

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