Più bella di ogni poesia

Prima o poi doveva succedere. QuellocheVale non può andare avanti senza dedicarle un post. Per iniziare, e poi molti altri ne meriterebbe. Alda Merini. Con lei è più complesso che con altri, per via di quel solito senso di inadeguatezza. E di una refrattarietà totale alla retorica.

Di lei si sanno varie cose, le più comuni e che meglio si prestano all’immediato giudizio: diversi internamenti in manicomio, depressione, solitudine, fede, poesia, un probabile nobel mancato. Ce n’è abbastanza per scadere all’istante in facili associazioni: poetessa maledetta e simili. Una definizione di sè che non a caso Alda Merini detestava. Leggendo i suoi versi, ascoltando le sue interviste ed esplorandone la figura, se proprio dovessi scegliere un termine mi sembrerebbe più corretto benedetta. Da una fede incrollabile, in Dio e nell’amore. Come nello scrivere. Un’ironia incalzante, un’ intatta luce negli occhi e, certo, una vita fuori dal comune.

Ma qui si parla di poesia, o si tenta. Benchè più bella della poesia è stata la sua vita, come lei stessa diceva. Ammesso che ancora abbia senso distinguere tra l’una e l’altra, soprattutto per figure come questa. La vita trova la sua definizione attraverso quel fuoco sacro, perenne, del comporre versi che a sua volta può esistere solo grazie al vivere. Ma di un tale fuoco si sa, finisce per bruciarsi.

E nell’esistenza di questa contemporanea araba fenice, dell’ amore tanto cantato si ricordano anche quelli che la tradirono ed abbandonarono, della salda fede anche un Dio che permise gli orrori dell’ospedale psichiatrico, e di quei versi sublimi che seppe comporre, anche la consapevole solitudine in un’epoca in cui nessuno sa erigersi a difensore di questa arte, benchè capaci di riconoscere ormai miti ovunque.

Ma per me dicevo è difficile dedicare parole ad Alda Merini; scrittrice, soprattutto. Ed è come sempre quel vivere a fare da sostegno alla comprensione del materiale, seppure sconfinato, che creò. Nelle piccole cose, nelle inezie spesso è racchiuso tutto il messaggio di un essere umano, lei che la vita seppe viverla molto più che subirla, nonostante tutto. Lei che fumava ininterrottamente sigarette private del filtro e che ha trascorso gli ultimi anni in quella casa sui Navigli, sepolta in un rifugio di poeta d’altri tempi, tra i muri riempiti di numeri di telefono e disegni vergati di suo pugno.

Dopo di lei la poesia contemporanea si percepisce come orfana, in cammino verso una vetta ormai irraggiungibile. Per iniziare riporto un breve componimento che l’autrice si autodedicò nel 1985, rimasto inedito fino al 1991. Lasciamo che sia proprio lei a darci la misura di quel vivere ed amare senza compromessi.

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Alda Merini

Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l’anima c’era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica.

(Alda Merini – da “Gazza Ladra”)

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4 Comments

  1. Sapevo che prima o poi ne avresti parlato, dopo un anno e più del tuo blog era ormai più rumorosa l’assenza di lei che un post di qualunque genere. sapevo anche che l’avresti fatto in modo non retorico e convenzionale ma di cuore e con lo spazio necessario alle sue parole su di lei stessa. ecco, sei imprevedibile nell’estro (non solo poetico in verità, che sei brava pure in altre forme di comunicazione) e nei moti del cuore ma prevedibile nelle certezze di un certo stile, di una certa pudica eleganza.

    • Caro Cris, che poetica l’immagine dell’assenza rumorosa: proprio quello che mi sarebbe piaciuto trasmettere e quello che in un certo modo mi trasmettono le forme d’arte come la poesia, la scrittura in generale e molto altro. Grazie per quanto scrivi e per le immagini che trasmetti, a cui non c’è molto da aggiungere, complete e splendide così! un abbraccio.

  2. Antonio

    Tutte le volte che leggo poesie di Alda Merini provo commozione e, per contro, tutte le volte che leggo opinioni su Alda Merini provo un certo senso di fastidio. Il fastidio scaturisce dal fatto che sembrano tutti lì pronti a “comprendere” la profondità di questa immensa poetessa e a condannare il sistema che non l’aveva capita, Ma questa volta non è successo. Qui parli di Alda Merini con affetto e dolcezza, ed e’ questo che emerge. E’ giusto parlare della Merini con affetto e dolcezza perchè lei ne era piena, traboccante. E poi era vasta. Di una vastità inquietante. Una poesia della Merini sta scritta tutta su una pagina, eppure porta con sè altre migliaia di parole, milioni. Ogni sua poesia è come il titolo di un’enciclopedia: quella che spiega l’Amore.

    • Caro Antonio, hai colto esattamente il senso di ciò che ho cercato di esprimere. I temi “scottanti” che interessarono la vita e l’opera di Alda Merini, impongono sì una grande ricerca per essere capiti ed interpretati ma contemporaneamente riserbo e discrezione. La dolcezza, che è appunto quella che lei stessa trasmetteva, aiuta in questo senso ed è secondo me una valida chiave di lettura. E l’amore: ancora una volta, tutto passa attraverso questo sentimento trovando una sua definizione.
      Grazie per il tuo sentito contributo!
      Un abbraccio e alla prossima.

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