Tutti i pezzetti dell’essere

In un’immaginaria classifica dei brani più belli, questo per me ha sempre meritato il podio, giocandosela con un paio d’altri. Ma non avevo fin da subito capito il perchè. Lei era per me una canzone d’amore, unica e d’altri tempi e ciò mi bastava. E che amore, mai direttamente nominato nel testo; che capacità di trasmettere un messaggio senza indugiare in una sequela di parole forzate.

La donna qui cantata ti passa a fianco, aleggiando e lasciandoti addosso tutta la forza del suo essere, sai che è meravigliosamente bella senza conoscerne i connotati. Il sentimento di cui si fa portatrice è unico eppure universale. Lei ti ricorda il senso della vita e la sua fragilità insieme, una volta che l’hai tradita. E’ quanto di più potente vi sia al mondo e di questo mondo le valenze (sovran)naturali si avvicendano per permetterne la sopravvivenza.

Lei è la libertà, insieme al suo naturale e più coraggioso alter ego, la fantasia. Parola quest’ultima che nei concerti spesso si tramutava in anarchia (strano?). Lui (il cantante) è Fabrizio de Andrè, la canzone ovviamente, e gli amanti del Faber si saranno già rizzati sulle sedie, Se ti tagliassero a pezzetti.

Che bel modo di iniziare la settimana riascoltandola, e la millesima volta sarà sempre come la prima; funziona come una poesia d’altronde. Non la spegni scrivendola, non la capisci tutta fino in fondo solo perchè l’hai vissuta.

Composta a quattro mani con Massimo Bubola, questa canzone contiene un po’ la summa di tutta l’arte di De Andrè, secondo il mio parere tutto sommato da inesperta del cantautore: sia nei temi che sono appunto l’amore, la libertà, la fantasia, la filantropia, la tensione continua verso un bene più grande e condiviso. Spesso uniti in poche immagini, dove l’inizio e la fine di ciascuno non sono individuabili.

Sia poi nella capacità di parlarne, costruendone un’allegoria efficacissima e potente. Spendersi qui sulla genialità e la modernità dell’autore, il lirismo, la poeticità, è superfluo; non fosse altro per le innumerevoli analisi che da sempre ne sono state fatte.

Fabrizio di Andrè è anche per me un riferimento assoluto, con le sue parole scritte a fuoco in un tempo senza tempo, con quell’arte indiscussa di celebrare il veramente prezioso in maniera semplice ed umana. Spesso ingannando la rima, sempre ricercando quella libertà, a partire dalla composizione del testo.

E’ stato riascoltando questa canzone negli anni che ho capito fino in fondo perchè mi emozionasse a tal punto. Non tanto leggendone le parafrasi qua e là quanto interiorizzando e facendo mia la potenza di quella libertà, la fisicità di una fantasia inevitabile. La chiamata ad essere me stessa. Certo, è un cammino arduo, sempre affiancati da qualcosa o qualcuno che vorrebbe uccidere quello spirito. Ma adesso intanto è così. Aspetterò domani per avere nostalgia.

 

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