Nel mese di febbraio tra Sanremo e il carnevale, impreziositi quest’anno dalla grande mascherata della campagna elettorale imbastita sulle prossime imminenti elezioni, dire festival è questione di un attimo.
Eppure elevato ben più su di così uno speciale, insospettabile e per questo eccezionale, uno che si distingue nettamente dalla massa e che viene in soccorso su un tema imprescindibile ed incomprensibile, c’è davvero stato.
Un festival autentico e strutturato che tra tutti i possibili ed immaginabili temi umani intorno a cui costruirsi, per una volta non ha optato per quello dei ruoli, della teoria del gender, della questione lgbt, dei diritti o i doveri della coppia, della tragedia dell’essere donna nella società contemporanea, e dell’essere uomo.
Un festival che non si è occupato di etichette e contratti, di unioni civili, di corsi pre-qualcosa o post-qualcosa, non di sessismo, violenza e molestie, di lotte socio-psico-etno-emotive o politiche. Questo festival non è stato ideato e organizzato intorno a simili tematiche, non sembra averlo fatto, non ha posto per lo meno il focus su di esse se non come conseguenze che ne sono scaturite in maniera spontanea. E che inevitabilmente in questo modo sono state illuminate dal vero protagonista.
Un evento non di forma ma di tanta e soverchiante sostanza. Un festival di inaudito coraggio e bellezza.
Il Festival dell’amore. Finalmente e incredibilmente l’amore che si merita un podio. Che è un po’ come parlare dell’ossigeno per gli esseri viventi eppure non c’è la volontà di iniziare sul serio, di quella benzina che mette in moto tutto il resto quando anche nessuno al mondo sembra preoccuparsi di indirizzarci ed educarci all’amore, con la stessa solerzia e continuità con cui lo si fa per i temi sopra enunciati.
Il Festival dell’amore si è svolto a Milano nella sua prima edizione il 9, 10, 11 e 14 febbraio, nato da un progetto di Mario Viscardi, Franco Bolelli e Manuela Mantegazza: ha visto l’avvicendarsi sul palco di tante e variegate personalità e performance, nel nome della più ampia molteplicità dichiarata nel video di apertura. Non avendo potuto partecipare di persona, ho ricercato quanto più materiale possibile sulla pagina facebook e sui video youtube dell’evento.
L’ho scelto anche perchè conosco e seguo i due interlocutori Andrea Colamedici e Maura Gancitano che sono gli ideatori e i realizzatori di un ampio e bellissimo progetto di editoria, scrittura, filosofia e diffusione della cultura che va sotto il nome di Tlon: anche solo la loro pagina dedicata è un fendente di lucidità e spessore nella nebbia di confusione e superficialità che spesso i social racchiudono.
Grazie del bell’articolo e della condivisione che, anche se cita un avvenimento che oggi che leggo è finito, il tema è senza tempo ed affascinante.